Ogni estate lo studio legale Fetman&Garland di Chicago tira fuori dal cassetto una campa- gna pubblicitaria che, perché negarlo, fa sor- ridere assai: “Life is short, take a divorce”,
suona il claim. La vita é breve, divorzia! Si rivolge sia ad un pubblico maschile che femminile, é di grande impatto, desta sorrisi ed ironie, riflessioni e, a qualcuno, qualche giramento di bile : davvero una bella trovata, anche se non sappiamo quali siano gli esiti.
Fa sorridere se, ovviamente, sei single oppure felicemente sposato, non se il tuo rapporto fa acqua da tutte le parti. Di sicuro divorziare é la soluzione ideale per le casse de- gli studi legali, un pò meno per le proprie tasche, per cui qualcuno festeggia e qualcuno invece no.
Se lo studio legale di Chicago intende trasmettere un messaggio diabolico agli indecisi, portando per di più acqua al proprio mulino, Berkeley International invita i desiderosi d’amore e di un rapporto stabile, duraturo e pieno di soddisfazioni di provare a entrare in contatto con la propria rete di collaboratori, promettendo di tro- vare il partner ideale. Non avviene sempre e non in modo automatico, però funziona nella maggior parte dei casi. Non é la falsa promessa di un sito di incontri qualsiasi, non é un Cupido a buon mercato e ancor meno un’azien- da di poco conto: stiamo parlando del leader assoluto per quello che riguarda il così detto “matching”, che non é come scovare partner occasioni nella rete.
Qualcuno potrà obbiettare che il mondo é pieno di siti web d’incontri, seppur la gran parte della gente fatica ammettere di ricorrere al dating online. La così detta Ge- nerazione Y, ovvero i nati dopo il 1980, pare il target più scaltro, é gente più sciolta e priva di imbarazzi, più tecno- logica e abituata ai social.
Sono loro i principali fruitori delle applicazioni come Tin- der, che sta spopolando negli States e ora anche in Inghil- terra. Le regole sono però spietate, leggere per credere: si devono inserire i propri dati personali e sullo schermo dello smartphone compare subito la foto profilo di una ragazza, il suo nome, la sua età, a quanti chilometri di distanza si trova. L’utente può decidere se premiare la foto con un like, oppure scartarla con un movimento del pollice e quindi passare al profilo successivo. Se il like viene ricambiato a quel punto la chat può avere inizio. Insomma, roba da ragazzi, roba cheap, usa e getta, siti per gente in cerca di avventure, per non dire che, alme- no secondo uno sperimento condotto sul sito Okcupid, per ogni messaggio ricevuto da un uomo, una donna ne riceve almeno una ventina. In più, si è obbligati ad accet- tare che le app utilizzino i tuoi dati personali e così tutto diventa di dominio pubblico. Per andare oltre, pare che Lindsay Lohan stava scartando foto su Tinder quando si é imbattuta nella foto del proprio fratello. Ricki Lake in- vece stava addirittura sposarsi con un affascinante inglese conosciuto in chat (anche se stentiamo a crederlo), tranne poi scoprire che il birbante aveva come unica intenzione ottenere la carta verde per gli States. Privacy zero, dunque. Eleganza ancor meno. Possiamo andare avanti all’infinito, citando Local Sin (app d’incontri geolocalizzata), o Pure (si inserisce una foto provocante e un cuoricino inizia a pulsare sullo schermo del cellulare diffondendo la richie- sta per un raggio di 50 chilometri, per la durata di un’ora). Ci sono poi Avocado, You&Me, Couple and Between, che stanno addirittura fidelizzare gli utenti dopo la forma- zione della coppia, tenendoli in contatto a distanza: niente da dire, la rete si sta attrezzando alla grande , ma siamo sempre nell’ambito dell’aspetto giocoso, avventuroso.
Per questo Berkeley International é diversa. Offre ai suoi clienti la certezza della discrezione, vanta una banca dati di prim ordine e soprattutto la ricerca, così come il contatto, non avviene in maniera automatica, anzi. Inga Verbeeck ha creato una rete di filiali straordinaria, si é occupata personalmente di cercare, trovare e formare lo staff, ha aperto uffici ovunque, da New York a Parigi, da Londra ad Amsterdam, da Ginevra a Milano: non parlicon un computer bensì con delle persone addette prepa- rate, che svolgono delle ricerche accurate. Intermediari, consulenti, confidenti: persone autentiche, non applica- zioni fredde.
La splendida imprenditrice belga, che oltre a Berkeley vanta imprese di gran successo nel mondo dell’acciaieria, ha messo in piedi un vero e proprio colosso dell’amore, una multinazionale che ti garantisce più di qualsiasi altra azienda la possibilità di trovare il partner ideale. Che sia chiaro: non si occupa di avventure e non prende in con- siderazione un target basso e nemmeno medio. “Non of- friamo un servizio escort e partner per la vita notturna”, puntualizza con fermezza.
No, ha ideato la Berkeley International come un sistema di relazioni umane di altissimo livello. Per accedere ed essere ammessi non basta staccare un assegno, ci vuole ben altro: prima di tutto un incontro conoscitivo, due-tre ore di confronto pacato, amichevole, informale dove si cerca di capire i desideri dei futuri clienti, il loro modo di vivere, le aspettative, i propri gusti, l’infanzia, la famiglia dove sono cresciuti. In media ti si assicurano otto incontri all’anno, mentre per restare nell’ambito della statistica ci vogliono sei per trovare il partner giusto.
Altre piccole curiosità: l’uomo italiano ha delle esigenze molto più semplici rispetto al maschio, che punta sui ma- schi inglesi oppure scandinavi. L’ottanta per cento degli uomini manca di coraggio per invitare una donna a cena, la fascia che più ricorre ai suoi servizi sono i quaranten- ni che prima si sono dedicati solo alla carriera, lasciando poco spazio alle relazioni personali. La fascia d’età che più incontra difficoltà sono gli over sessanta, quella meno interessata i under trenta.
Tutto bello, ma, vi chiederete, come avviene un incontro? Semplice: al maschio viene dato il numero di telefono del- la donna e, si suppone, la chiamerà per invitarla fuori. Per il resto non dipende da Inga ne da Berkeley International. Se son fiori…